Anno dopo anno ho preso sempre più coscienza del fatto che la montagna stava cambiando. Il mondo ha preso una direzione, ma mentre dieci anni fa sembrava trattarsi di un'evoluzione piuttosto lenta e solo mio padre mi raccontava di luoghi ben diversi per come li ha vissuti alla mia età, oggi, quando io stesso vedo i cambiamenti distanza di così pochi anni, mi rendo conto che la "mia" montagna rischia di perdersi per sempre.​​​​​​​
Crescendo ho imparato a osservare la montagna, apprezzando l’impronta con la quale ho sempre potuto frequentare i suoi luoghi. Lontano dalle zone maggiormente battute, alla ricerca personale del piacere dell’andare in montagna, aldilà dell’iconico, con il solo scopo di vivere l’unicità dell’ambiente montano.
Aiutare la montagna. Questo è l’obiettivo del progetto da realizzare.
Io in montagna non ci vivo, ma nonostante questo la considero come una casa. Fin da piccolo ho passato la maggior parte del mio tempo libero tra le montagne dietro casa, la Val d'Ossola,  innamorandomi delle Terre Alte grazie alla forte passione trasmessa da mio padre.

Ed ecco che questa tesi si è presentata fin da subito come l’occasione per provare a fare anche solo la mia piccola parte che possa smuovere il mondo e invertire la tendenza per un nuovo futuro delle Terre Alte.
Il mio progetto di tesi si intitola "Solo per vivere" e vuole essere il punto di partenza per una nuova filosofia dell'andare in montagna, alla riscoperta del patrimonio alpino secondo i valori ormai soffocati dalla società moderna e i conseguenti flussi del turismo di massa.
È quindi iniziato il mio viaggio riflessivo a partire dal numero dei turisti, 95 milioni, che ogni anno frequentano le Alpi. Un turismo ormai sempre più spesso responsabile di scenari vergognosi: code e code di persone dalle località dolomitiche, al Gran Paradiso, dai giganti dei comprensori sciistici, alla fila di auto per le Tre Cime di Lavaredo.
In un mondo governato dagli algoritmi, il turismo è alimentato dalla condivisione dei luoghi, entrando in un circolo vizioso per cui questi vengono presi d’assalto da persone desiderose di replicare il medesimo scatto.
Gli esempi sono tanti e presenti, in modo più o meno evidente, su tutto l’arco alpino.
Nel caos, sopravvivono nascosti i volti sconosciuti delle Alpi.
Oasi di pace scampate alla morsa dei social grazie alla loro in-accessibilità, difficoltà o semplicemente perché ritenute meno valide. Ma ecco che oggi, proprio questi luoghi sono l’unica via per vivere serenamente la montagna.
Sono arrivato quindi a distinguere tre fasce delle Terre Alte:
URBANIZZATE, tutte le principali località che hanno visto un crescente sviluppo nell’ultimo secolo, alterando lo spazio attorno a sé.
PROTETTE, le zone dichiarate alla salvaguardia del proprio ecosistema, spesso però teatro di ingenti quantità di turisti.
SCONOSCIUTE, gli ultimi luoghi ancora “autentici” e meno frequentati.

Io ho voluto parlare proprio delle Terre sconosciute per provare a invertire la tendenza attuale e aprire un nuovo mondo all’esperienza in montagna accessibile a tutti, senza però rischiare di ricadere nell’algoritmo.
Pilastro fondamentale della mia tesi è il Patto del Non Racconto, un’idea del collettivo Vendul (Valmalenco), secondo cui “ci sono luoghi così rari e preziosi che meritano di non essere raccontati”. Una filosofia controcorrente che vuole salvaguardare gli ultimi luoghi scampati alla morsa dei social tramite la NON condivisione di foto, suoni o video “se non per quello che suscitano in noi quando li attraversiamo”.
Un pensiero incontrato grazie alla sua divulgazione da parte di Luca Fontana, fotografo e guida escursionistica ambientale, che mi ha affascinato fin dal primo momento al punto da aderirne io stesso.
Il mio obiettivo è prendere questa idea innovativa e generalizzarla su tutto il territorio, provando a sradicare il turismo di consumo per aprire gli occhi sui valori di ciò che ci circonda e spingere alla ricerca personale dei luoghi
secondo i propri passi.
Qui entra in gioco il secondo pilastro: la fotografia, che personalmente ritengo essere lo strumento migliore per osservare il mondo e trasmettere emozioni.

Per me la fotografia ha sempre avuto un ruolo fondamentale e, crescendo di pari passo con la passione per la montagna, mi ha insegnato tanto trovando in essa il mio modo di esprimermi.
Ecco quindi il prodotto principale del mio progetto di tesi: un libro fotografico, un viaggio per immagini e testi come stimolo ad andare oltre all’esplicito, alla ricerca dei luoghi non per quello che sono, ma per quello che possono trasmettere.
* prototipo interattivo: è preferibile la visione a schermo intero, sfogliando il libro mediante i pulsanti nella parte inferiore
Per tutti gli aspetti tecnici ho dedicato l'ultimo capitolo in fondo a questa pagina.
Terminato il libro fotografico, ho pensato di trasformarne il contenuto in una mostra itinerante così da poter entrare in contatto diretto con le località di tutto l’arco alpino e poter divulgare maggiormente la filosofia, come punto di partenza per avviare una riflessione.
Ho quindi progettato i manifesti per la comunicazione degli eventi espositivi e alcuni render 3D per la visualizzazione di un ipotetico spazio allestito.
Come ultimo elaborato di progetto sono state realizzate le cartoline souvenir della mostra, le quali, riprendendo la logica del manifesto, sono specifiche per ciascuna località sede dell’esposizione lungo l’arco alpino.

Sul fronte presentano quindi la medesima immagine presente sul rispettivo manifesto e, all’interno dello spazio bianco, è inserito un breve testo che riprende il percorso visitato. Sul retro, oltre alle informazioni tecniche dell’esposizione, è presente la numerazione sequenziale della mostra visitata, come traccia della filosofia lungo tutto l’arco alpino.
Per chiudere volevo riprendere un pensiero nato durante una delle revisioni svolte durante l'anno con il mio relatore di tesi, che ringrazio, secondo cui questo è il progetto di una vita, che in questa tesi non avremmo mai potuto portare a termine.
È un progetto da portare avanti lungo tutta la propria vita.
Quindi, al termine di questo percorso, posso dire che è il progetto di una vita.
Solo per vivere. Un viaggio alla riscoperta del patrimonio alpino.
Progettazione grafica
Identità visiva
Il titolo “Solo per vivere” esprime l’unico intento della filosofia, ovvero vivere la montagna e trovare un legame profondo con essa; mentre il sottotitolo “un viaggio alla riscoperta del patrimonio alpino” sintetizza in maniera più concreta l’oggetto presentato.

In supporto al titolo, ho ideato poi un elemento grafico che sintetizzi il mio progetto: è costituito da un’unica linea disegnata a partire da due triangoli equilateri e un cerchio, sovrapposti mediante una griglia a base triangolare.
L’andamento della linea da un capo all’altro vuole sintetizzare la filosofia dalla pianura alla montagna di qualsiasi quota, fino a giungere al sole che sorge, simbolo del pensiero pronto a diffondersi.
Metodo
Come comunicare mediante la fotografia restando fedele al Patto del Non Racconto? Ebbene, per trasmettere un messaggio deciso occorre operare altrettanto decisamente.

Il libro fotografico, dopo un’introduzione al pensiero, si presenta quindi come un percorso di immagini che viene subito stravolto dall’assenza di fotografie.
Si apre infatti con pagine vuote, dove le fotografie sono sostituite da piccoli testi che ne descrivono il vissuto al momento dello scatto, ricco di dettagli ma allo stesso tempo senza georeferenziare il luogo, lasciando libera fantasia alla sua reale costruzione.
Pagina dopo pagina il testo diminuisce lasciando spazio a piccole porzioni di fotografie, portando il lettore a comprendere la filosofia e riconoscere lui stesso la profondità delle immagini fino a quel punto solo “scritte”.

Ciascun testo si sofferma su un elemento unico della montagna, a volte più concreto, altre più concettuale.
Il flusso continua con la graduale diminuzione del testo e l’aumentare delle porzioni di immagini visibili, servendosi sempre dello spazio negativo per prevenire la localizzazione del luogo.
Il viaggio termina sull’ultima fotografia, l’unica visibile nella sua totalità, lo scatto che più rappresenta per me questa filosofia, portando subito dopo alla riflessione conclusiva, come invito a continuare il cammino secondo i propri passi.

Lungo il percorso quindi il lettore assimila lo sguardo, il pensiero, la consapevolezza e riconosce lui stesso la ricchezza in ciò che ci circonda, fino ad ora invisibile ai nostri occhi.
Timone
Il volume è in formato quadrato 28x28cm, costituito da 48 pagine interne e rilegato layflat 180° con copertina rigida, così da mantenere un buon rapporto d’immagine a doppia pagina senza tralasciare un’ottima visibilità.

Presenta la prima di copertina prettamente fotografica, posizionando delicatamente solo il titolo al centro nella parte superiore; il sottotitolo, invece, è visibile solo una volta aperto, come unico elemento sulla prima pagina interna.
Per introdurre al percorso di immagini, ho dedicato quattro pagine al Patto del Non Racconto definendo inoltre l’obiettivo di questo prodotto.​​​​​​​
Successivamente ho quindi selezionato 20 miei scatti orizzontali (qui oscurati) realizzati negli ultimi quattro anni, ciascuno definito secondo precisi valori, per poi impaginarli ognuno al vivo della doppia pagina, oscurando ad hoc le parti interessate ma mantenendo pur sempre visibile il bordo esterno per facilitarne l’interpretazione.

Di pagina in pagina, ogni immagine è visibile per circa il 5% della superficie in più rispetto alla precedente, e vede poi il rispettivo testo disposto a seconda dello spazio negativo. In conclusione si trova l’unica immagine completamente visibile, seguita dal testo di chiusura e, in terza di copertina, i ringraziamenti e il colophon.
In quarta di copertina invece è posizionata la frase emblematica del pensiero, accompagnata dal marchio di progetto, come chiusura del viaggio.

Così come le fotografie, anche i testi sono di mia produzione mentre sono state inserite alcune citazioni per arricchire la visione del pensiero tramite le parole di Luca Loro di Motta e Chiara Guglielmina, per me maestri dell’espressione e che stimo molto per come operano nel territorio delle Terre Alte.
Stampa
Per quanto riguarda l’impaginazione ho utilizzato una gabbia con 21mm di margine su tutti i lati, suddivisa in 5 colonne con 5mm di canalina. L’intero progetto è stato realizzato con l’impiego di un unico font, il Maven Pro, mentre data la tipologia di prodotto e la mancanza di una suddivisione in capitoli ho preferito non inserire i numeri di pagina.

Infine, per valorizzare maggiormente il volume, ho optato per la stampa a alogenuro d’argento su carta fotografica opaca Fujifilm Crystal Archive Lustre da 368 g, in accoppiato 600 g per un'elevata qualità e precisione nella riproduzione delle immagini oltre a un dorso risultante di 34mm.
Manifesti
Lo stile grafico punta su un forte impatto visivo, ed è costante indipendentemente dal luogo di esposizione, riprendendo infatti il concetto di base presente nel libro fotografico.

Ogni manifesto presenta l’immagine al vivo di una montagna iconica della zona, “oscurata” mediante lo spazio negativo che lascia posto al body copy. Nell’angolo superiore sinistro è invece posizionato un unico blocco contenente il titolo e sottotitolo della mostra fotografica, oltre al luogo e al periodo di esposizione.
Spazio espositivo
La progettazione dello spazio espositivo ha visto come fattore determinante la modularità dell’installazione, al fine di consentire la massima adattabilità all’interno delle strutture ospitanti. Di esempio è riportata la pianta del percorso fotografico disposto in un’unica sala: la mostra ripercorre l’andamento del libro e prevede una prima parte di introduzione e avvicinamento al pensiero, a seguire le 21 stampe fotografiche e infine la riflessione conclusiva.
Gli unici due pannelli informativi (in formato 300x220cm) sono posizionati lungo le pareti: il primo all’inizio del percorso, affiancato alla citazione relativa al Patto del Non Racconto, mentre il secondo, quello di chiusura, subito dopo l’ultima stampa fotografica.
Ogni immagine è stampata su alluminio dibond in formato 120x60cm e replica la medesima impaginazione dei singoli scatti presenti nel libro. 
Le stampe sono poi fissate singolarmente su pannelli espositivi larghi 2 metri, disposti perpendicolarmente rispetto alla direzione di visita, in maniera tale che il visitatore possa sempre visualizzare un massimo di due immagini alla volta.
Sono inoltre presenti due citazioni posizionate in rilievo sulle pareti: la prima, “Le montagne non sono gli spalti dove soddisfo il mio ego, ma la cattedrale dove pratico la mia religione.” di Anatolij Bukreev, si trova a metà del percorso fotografico; mentre la seconda, “Vivere tutto per non dover raccontare ogni cosa. Che si deve sempre tenere qualcosa che sia soltanto nostro.” di Chiara Guglielmina, è posizionata all’uscita della mostra, come chiusura del viaggio.
Solo per vivere
Un viaggio alla riscoperta del patrimonio alpino

Progetto e redazione grafica
Davide Tartari

Istituto Europeo di Design, Milano
Arti Visive / Graphic Design
A.A. 2022/2023

Progetto di tesi

Relatore
Lodovico Gualzetti

Correlatore
Francesco Casolo

Assistente
Giulia Gravina


Questo elaborato è stato realizzato nell’ambito di un progetto di Tesi di Diploma del Corso di Graphic Design di IED Milano.
Testi e immagini utilizzati per questo progetto sono a esclusivo uso didattico.
IED SBpA è proprietario dei diritti sull’opera.
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